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Autore Discussione: Ricordi dei giochi da bambino.  (Letto 66881 volte)
Cetto la qualunque


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« Risposta #45 inserita:: 04 Settembre 2007, 15:30:20 »

jekilprof78 tu ricurdi " taratatà"????????? Completo!
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L'uso si affina con l'abitudine
riccardo


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« Risposta #46 inserita:: 04 Settembre 2007, 16:21:37 »

 Grande! e ti ricurdi a (parma e truzza) ke pallini colorati!!!!! Grande!
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iltagliaerbe


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FORZA E ONORE


« Risposta #47 inserita:: 04 Settembre 2007, 19:44:35 »

Grande! e ti ricurdi a (parma e truzza) ke pallini colorati!!!!! Grande!
Lo avevo già scritto Sediata
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Per il bene più grande
jekilprof78

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« Risposta #48 inserita:: 04 Settembre 2007, 21:18:03 »

jekilprof78 tu ricurdi " taratatà"????????? Completo!

No cetto,mi sgugge ni stu monentu
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riccardo


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« Risposta #49 inserita:: 05 Settembre 2007, 18:09:27 »

jekilprof78,ti ricordi quannu sunavamu ne citofani da genti e scappavamu!!!! superlollazzo superlollazzo
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jekilprof78

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« Risposta #50 inserita:: 05 Settembre 2007, 21:41:40 »

jekilprof78,ti ricordi quannu sunavamu ne citofani da genti e scappavamu!!!! superlollazzo superlollazzo
Ricca ,certu ca mu ricurdu
ma sti cosi un su iuchi,
ma come si suol dire
 su minchiatelli de carusi di navota
e ci sarebbero altri "giochi" ca mancu si punu cuntari a sti carusi moderni


 Grande! Grande! Grande!
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Rommel


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« Risposta #51 inserita:: 05 Settembre 2007, 22:11:38 »

io me lo ricordo Please!?
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niki


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La vita và vissuta fino in fondo.


« Risposta #52 inserita:: 13 Settembre 2007, 07:47:10 »

Ancora oggi, ogni Natale facciamo le grande sfide con il gioco piu bello e strategico del mondo il RISIKO

L'originale risiko e questo:


« Ultima modifica: 14 Settembre 2007, 14:45:48 da niki » Registrato




jekilprof78

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« Risposta #53 inserita:: 14 Settembre 2007, 21:37:43 »

si bello il risiko
che sordi ancora chiu bellu
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cu_ioca_e_vazzichi


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« Risposta #54 inserita:: 21 Ottobre 2007, 14:09:36 »

le vazziche era il golf dei poveri Sicilia! Forza Italia! Sicilia!
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Chianu di giugnu


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« Risposta #55 inserita:: 09 Febbraio 2010, 00:33:01 »

A carte, sullo scalone del portone di nonna che era all'ombra anche nelle ore più torride.
(Essendo ancora poco pratica, non ero a conoscenza di questa sezione e così in Storia - Si giocava a... ho raccontato anche di Finucchiddu di campagna, un giochino per i più piccoli.)
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Stirru d'incapu...
osvaldo

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« Risposta #56 inserita:: 09 Febbraio 2010, 16:53:50 »

[author=Chianu di giugnu link=topic=1071.msg34142#msg34142 date=1265671981]
A carte, sullo scalone del portone di nonna che era all'ombra anche nelle ore più torride.
(Essendo ancora poco pratica, non ero a conoscenza di questa sezione e così in Storia - Si giocava a... ho raccontato anche di Finucchiddu di campagna, un giochino per i più piccoli.)


Mia mamma me la recitava così: Finucchiddu di campagna, mastru Alleguru s'allagna; s'allagna ppi la zita ca la voli cchiu pulita; cchiu pulita nun cci nn'è.... e pigliatilla cumu jè ghiè!
Ho letto il tuo primo messaggio e il tuo motto: stirru di 'n capu. Ti confesso che questa espressione non la conoscevo. Dentro di essa c'è una filosofia reale della vita non comune ai nostri giorni, la vera essenza, quella che non conduce all'inasprimento degli animi, alla guerra privata, alla depressione, tanto comune oggi... Ho scritto in questo sito delle cosette, forte della mia età e lunga esperienza; non so se le hai lette.
Tanti scrivono che conoscono storie di villarosani, ma nessuno scrive cose che facciano rivivere il tempo passato: non solo come nostalgia ma come storia. Villarosa di storia con la S maiuscola ne ha poca, ma di quella dei villarosani tanta. I nostri paesani hanno le radici qua, ma i rami si sono sviluppati altrove: Villarosani di Belgio, d'America, d'Australia, di Milano, Torino... ma tutti d'un'unica radice : u Chianu di giugnu, a Cruci, u Cuzzu, u Cantiri...
I villarosani di Villarosa abbiamo perso le vere radici; quando parliamo in dialetto crediamo di parlarlo, ma in effetti ci esprimiamo in un italiano villarosanizzato. Ricordo che quand'ero ragazzino tornò un anziano villarosano bloccato negli USA dalla guerra. Finalmente potè tornare a casa in famiglia. Nella strada fu un avvenimento, vedere da vicino un "ricco" americano...! Tutti parenti e vicini corsero a vederlo e salutarlo. Ad un certo punto l'emigrato che mancava dal paese da qualche decennio, chiese alla figlia che era prossima all'attaccapanni: - Mariè, pigliami a bunàca. Tutti si sono messi a ridere e a rispondere che non si chiamava più così, ma giacca. Ora sono passati oltre 60 anni da quel giorno e centinaia di altri vocaboli si sono italianizzati, ma all'estero il tempo della lingua s'è fermato.Il vero villarosano si parla all'estero, cristallizzato in una teca, coltivato incorrotto e  custodito come Ostia consacrata.
Tu senza volerlo hai attinto alle radici e conservi quello che qua non c'è più.
Della mia generazione sul sito non scrive nessuno, e, peggio ancora non ci legge nessuno.
Quante volte ho invitato i  giovani ad aiutare i vecchi a spremere la memoria e poi raccontare, parlare, confrontare...
Purtroppo niente. Al momento sto incoraggiando una giovane a cominciare a raccontare quello che ha appreso dai  più grandi, ma è troppo timida.
Lo stesso incoraggiamento oggi va a te: non mi deludere.
Ciao e sii la benvenuta.
« Ultima modifica: 09 Febbraio 2010, 18:58:39 da osvaldo » Registrato

Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me. Emanuele Kant
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« Risposta #57 inserita:: 09 Febbraio 2010, 21:39:22 »

A noi bastava andare "o vaddruni" o " e setti grutti" e poi il gioco veniva da sè
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« Risposta #58 inserita:: 09 Febbraio 2010, 22:35:13 »

Varbaruzzo di cazzola,
vucca parla e dici,
nasu di radici,
ucchi di pernici,
fronti di valata
e tè na timbulata!

Chi si ricorda di essere stato vezzeggiato con giochini come questo?

Me ne ero quasi dimenticata, meno male che con le mie figlie lo ripasso.

Grazie Villarosani.it che mi fate riaffiorare ricordi un po' sopiti, ma tanto cari!
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« Risposta #59 inserita:: 09 Febbraio 2010, 23:18:13 »

La conosco bene questa filastrocca. La nonna, (quest'anno compirà 96 anni) mi metteva sulle sue ginocchia e iniziava la canzoncina toccando col dito il mento, la bocca, il naso, gli occhi, la fronte. Alla fine io chiudevo gli occhi perchè mi aspettavo uno schiaffetto e lei  mi buttava all'indietro tenendomi per le mani e mi faceva il solletico nella pancia;  tutto finiva con una grande risata e io le dicevo:<nonna ancora>.
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