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Villarosa
La storia
(Moderatore:
Rommel
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REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Discussione: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA (Letto 29862 volte)
Rommel
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REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
«
inserita::
07 Febbraio 2007, 11:12:33 »
Durante il ventennio anche a VILLAROSA si verificarono retate contro i dissidenti del regime da parte di squadristi in CAMICIA NERA...
se conoscete qualche episodio raccontatelo in questo forum.
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Ultima modifica: 07 Febbraio 2007, 22:43:55 da Rommel
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Re: REPRESSIONE ANTI FASCISTA a VILLAROSA
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Risposta #1 inserita::
07 Febbraio 2007, 21:30:41 »
sarebbe interessante avvicinare qualche nonnno ancora in vita per qualche vicenda realmente vissuta
e non magari raccontata
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #2 inserita::
14 Novembre 2007, 10:45:17 »
sono via col vento , villarosana doc . Al tempo del fascismo non ero ancora nata ,ma la mia adolescenza è stata alimentata dei tanti racconti dei miei genitori per quanto concerne i sopprusi che le camice nere dell'epoca facevano . Mia mamma all'epoca dei fatti non era ancora spostata e viveva con la mamma che a sua volta era vedova .Avevano un po di terra necessaria a produrre il grano per la bisogna di queste due povere sventurate . Orbene ,le camice nere dell'epoca, villarosani, non solo si appropriarono del grano lasciando le due poverette nella disperazione e nella miseria totale ,ma a causa di ciò la mia cara nonnina dovette subire anche un processo a Caltanissetta e pagare anche le spese legali. La sorte capitata a mia nonna all'epoca dei fatti non è stata l'unica ,tante persone indifese supirono gli stessi sopprusi o peggiio... Da giovinetta per anni, queste persone, queste ex camice nere le ho viste camminare per le vie del paese come se niente fosse mai accaduto....abbassando lo sguardo quando mamma li fulminava col suo...............
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Rommel
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #3 inserita::
14 Novembre 2007, 15:24:43 »
molto bene il tuo racconto ci ha emozionato, ma continua.
qualche dettaglio ad esempio la campagna, la contrada dove è avvenuto l'episodio,
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #4 inserita::
14 Novembre 2007, 21:52:47 »
Grazie per il racconto
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #5 inserita::
26 Novembre 2007, 19:37:53 »
Da ciò che mi è stato raccontato da persone più anziane del sottoscritto, le "Camice Nere" si recavano a casa di tutti coloro che possedevano dei terreni coltivati per la produzione di grano, per richiedere una quota che poteva variare tra il 70 e l'80% del raccolto totale.
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #6 inserita::
16 Dicembre 2007, 23:44:06 »
CARMINU CICIRIDDU
Ho già citato altrove la famiglia de' Ciciriddi, poveri d'intelletto e quindi di risorse, ma persone che non torsero un capello a nessuno, anzi erano
u muro vasciu unni tutti s'appoianu".
Ho conosciuto la madre
a gnura Marì a Ciciredda
che viveva d'elemosina. Di Catinu ne ha trattato col cuore la poetessa Stefania Montalbano, che da piccola, incoscientemente gli fece qualche dispetto. Ha voluto riparare con una toccante poesia per mezzo della quale noi ancor oggi possiamo parlare e riflettere su Catinu Ciciriddu, l' "intoccabile" di Villarosa. Ancora la Montalbano mi offre l'occasione indiretta di parlare dell’altro fratello Càrminu, della cui esistenza io non avevo avuto sentore fino agli anni '60.
Improvvisamente, accanto a Peppi Ciciriddu che conoscevo bene, spunta Càrminu. Era stato ricoverato nel manicomio di Palermo da circa trent'anni. Era un perfetto Ciciriddu in tutto e per tutto, ma pazzo non sembrava affatto. Subito nell'ambiente
chiazzaluru
fu recepito dai camerati del MSI che lo aiutavano ed anche lo sostenevano ad integrazione di quanto gli dava l'ente d'assistenza comunale. Tale generosità mi fece piacere, ma quelli più grandi di me mi misero al corrente della vera storia di Càrminu.
Nel periodo fascista, quando si diceva che si poteva dormire con le porte aperte, succedevano dei furti che turbavano l'opinione pubblica e nello stesso tempo infrangevano il mito della sicurezza nel nuovo corso storico. La cosa non garbava al Podestà e nemmeno al Segretario del Fascio. I carabinieri fecero le loro indagini e scoprirono gli autori degli scassi. Prima di procedere all'arresto riferirono, come'era d'uso fare allora, all'autorità politica. I nomi dei responsabili non erano quelli che s'aspettavano, erano, a sorpresa familiari di militi e figli di persone vicine al Partito. Costoro furono ripresi aspramente, ma magnanimamente perdonati. Intanto si doveva dare in pasto all'opinione pubblica un nome. Quale innocente potevano incolpare senza che si potesse difendere, se non
un Ciciriddu?
Càrminu del suo processo non capì niente, poi lo liberarono ed andarono a posteggiarlo in manicomio, a Palermo, dove
si scuttava u pani
con tutti i lavoretti più umili ed antipatici che nessuno voleva eseguire.
Quando in seguito alla chiusura dei manicomi, non potevano più tenere un vecchio che pazzo non era, l'avviarono al paese suo, dove non c'era una famiglia che l'accogliesse o parenti che lo potessero almeno guidare. I nostalgici del vecchio Regime, per non far emergere fattacci del passato, accolsero Càrminu, che non capì , ancora una volta, nulla di quello che succedeva intorno a lui.
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Ultima modifica: 17 Dicembre 2007, 11:56:36 da osvaldo
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #7 inserita::
17 Dicembre 2007, 13:29:00 »
Grazie osvaldo per i tuoi ricordi.
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #8 inserita::
17 Dicembre 2007, 14:41:24 »
osvaldo, ti ricordi l'anno del processo?
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #9 inserita::
17 Dicembre 2007, 17:05:19 »
In un certo senso quello che asserisce osvaldo in parte è vero .Carmine fu portato a Palermo e vi rimase per svariati anni ,successivamente fu trasferito al manicomio criminale di Volterra in Toscana . Li ebbe la fortuna di incontrare un Villadorese che faceva l'infermiere , il quale si prese a cuore la sorte del povero sventurato e si attivò tanto finchè non riusci a farlo tornare in paese . Tornato in paese visse con il fratello in una traversa di via Machiavelli ,precisamente in una abitazione della famiglia Lo Ciuro vicino all'ex pronto soccorso .Vissero di stenti , la carità delle persone vicine alleviarono in parte i loro disagi
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #10 inserita::
17 Dicembre 2007, 20:43:24 »
Ringrazio Via col vento per le precisazioni sulle peripezie di Càrminu; di Volterra non ho sentito mai parlare perchè come ho scritto non conoscevo nulla della sua esistenza e non conosco altro, nemmeno quindi l'anno del processo. In ogni caso non vissero molto male, perchè Peppi aveva una pensioncina che bastava per il tenore di vita che conduceva; una nota curiosa: Peppi era un bonaccione; negli ultimi anni andava in giro, fatto che lasciò tutti perplessi, con una grossa radio portatile sempre accesa, ma con l'aria di chi non ascoltava la musica: quasi lo facesse per una penitenza... A chi gli chiedeva della radio a cui nemmeno cambiava emittente quando la musica cessava e cominciava il parlato, rispondeva con un lieve sorriso.
"Catinu Ciciriddu" io bambino lo sentivo nominare quando quelli più grandi di me si scambiavano... "complimenti", citando uno sventurato già morto.
Mi permetto ancora di segnalare la poesia su questo poveretto che resta l'emblema degli ultimi che sempre sono esistiti e purtroppo sempre esisteranno, ma speriamo che stiano tra noi almeno senza le sofferenze inflitte dai simili più fortunatii, che solamente dovrebbero ringraziare il Creatore.
A margine sempre di queste nostre carrellate nel passato voglio sottolineare un fatto positivo (cosa rara) della presente società: in tempi passati grandi e piccoli tormentavano gli handicappati senza motivo alcuno. Almeno noi viventi in questo risultiamo più maturi. Ad meliora.
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Ultima modifica: 17 Dicembre 2007, 21:20:35 da osvaldo
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #11 inserita::
18 Dicembre 2007, 08:00:50 »
una storia molto bella, anche se in un contesto repressivo
ma vorrei tornare a capire gli anni di quel processo, osvaldo ricordi il periodo?
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #12 inserita::
26 Dicembre 2007, 18:04:45 »
osvaldo, sei una fonte di saggezza importantissima per tutta la comunità di Villarosani che non hanno vissuto in quel periodo storico. Complimenti!!!
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #13 inserita::
22 Marzo 2011, 20:09:14 »
Citazione di: viacolvento - 14 Novembre 2007, 10:45:17
sono via col vento , villarosana doc . Al tempo del fascismo non ero ancora nata ,ma la mia adolescenza è stata alimentata dei tanti racconti dei miei genitori per quanto concerne i sopprusi che le camice nere dell'epoca facevano . Mia mamma all'epoca dei fatti non era ancora spostata e viveva con la mamma che a sua volta era vedova .Avevano un po di terra necessaria a produrre il grano per la bisogna di queste due povere sventurate . Orbene ,le camice nere dell'epoca, villarosani, non solo si appropriarono del grano lasciando le due poverette nella disperazione e nella miseria totale ,ma a causa di ciò la mia cara nonnina dovette subire anche un processo a Caltanissetta e pagare anche le spese legali. La sorte capitata a mia nonna all'epoca dei fatti non è stata l'unica ,tante persone indifese supirono gli stessi sopprusi o peggiio... Da giovinetta per anni, queste persone, queste ex camice nere le ho viste camminare per le vie del paese come se niente fosse mai accaduto....abbassando lo sguardo quando mamma li fulminava col suo...............
Questa storia era prassi ai tempi del fascismo. Tant'è vero che chi produceva il grano lo doveva nascondere: chi aveva una casina in campagna creava degli scantinati sotto le case per conservare le proprie provviste di grano.
Inoltre chi non appoggiava il regime fascista non "riusciva" andare avanti con gli studi: allora l'accesso alle scuole medie era sbarrato da un esame e chi non stava il fascio non veniva di certo facilitato...
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Re: REPRESSIONE FASCISTA dei dissidenti del regime a VILLAROSA
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Risposta #14 inserita::
26 Marzo 2011, 22:16:46 »
Non sono un fan del Fascismo, ma voglio precisare. Il fatto che veniva confiscato buona parte del raccolto dei proprietari terrieri, anche piccoli, era dovuto al fatto che si era in guerra e il popolo moriva letteralmente di fame e il mercato nero (la parola "intrallazzu" nacque allora) aveva fatto salire il prezzo della farina a quote inimmaginabile anche per effetto dell'inflazione, che per fare solamente un esempio le monete metalliche sparirono dalla circolazione nel giro di pochi mesi. In conseguenza di ciò si rese necessario l'ammasso obbligatorio e il tesseramento per poter comprare quei miseri 150 grammi di pane al giorno riconosciuti ad ogni cittadino, a prezzo ragionevole. Preciso ancora che oltre a quei 150 di pane non esisteva nient'altro, persino i cavoli erano preziosi e introvabili!
L'ammasso quindi era una dura necessità, ma ciò non esclude la disonestà sempre in vigore: si pensi che per fare pesare di più la farina da parte di mascalzoni senza coscienza vi si mescolava della polvere di bianco marmo di Carrara, innocua ma non digeribile.
C'era anche chi ne approfittava e si impossessava di tutto quello che si poteva arraffare. Allo scoppio della guerra Mussolini lanciò la proposta di donare la fede matrimoniale alla Patria; milioni di persone in Italia e migliaia a Villarosa sentirono il dovere di seguire il suggerimento. Si diceva in giro che l'oro villarosano non arrivò a destinazione e si dileguò in loco.
Si raccolse anche ferro e bronzo: furono segati i vecchi lampioni ad olio che prima dell'avvento dell'elettricità illuminavano le antiche vie del nostro paese; in piazza e nel corso Garibaldi esistevano lampioni artistici che furono estirpati sempre per uso bellico. Quelle tonnellate di metallo non lasciarono Villarosa; nel dopoguerra, e di ciò sono testimone io, rimasero per alcuni anni depositati in quell'ampio locale che poi divenne la palestra del plesso scolastico "S.Pellico"...
Si era in dittatura e quindi non si poteva parlare liberamente. Quando ero giovane un nostro serio concittadino che militava nel MSI mi raccontò un episodio degli anni in cui io nascevo. Un segretario del Fascio faceva la spesa un po' in tutti i negozi del paese e non pagava mai; nessuno osava lamentarsi, ma fra di loro i commercianti mormoravano, tanto che uno di loro scrisse una lettera anonima al Federale di Enna indicando i nomi di tutti i tartassati. Quello che succedeva a Villarosa succedeva in tutta Italia, ma stavolta erano troppi i mormoranti, così si dovette procedere di necessità. Mandarono a Villarosa un ispettore che prima aveva convocati i commercianti indicati, quello lesse la lettera che avevano ricevuto ma nessuno ebbe il coraggio di denunciare. Il caso fu chiuso perchè inconsistente.
Al tempo del Fascismo si ironizzava sul fatto che non ci si poteva lamentare: poteva significare stiamo benino oppure che non si ha il coraggio di parlare liberamente.
La nostra democrazia, come tutte le altre, ha tanti difetti, ma almeno possiamo parlare e manifestare.
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