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« inserita:: 05 Agosto 2006, 21:07:19 » |
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Una data che fa parte della storia di Villarosa e che rintocca il divenire degli anni, dei decenni e nei secoli è quella del 10 Agosto, giorno della fiera dedicato al patrono San Giacomo Maggiore.
Da oltre duecento anni, il paese si ritrova in una festa che arriva da tradizioni storiche e che ha perso tutti quei segni che la caratterizzavano come fiera. Villarosa onora il patrono San Giacomo Maggiore con una processione e con una serie di eventi che si sono evoluti negli ultimi cinquant’anni perdendo comunque la connotazione originale e tenendo il passo dei tempi a discapito di quello che oggi sarebbe visto come tradizione. La fiera di San Giacomo nasce con il paese, quando ancore era borgo agricolo e si chiamava appunto San Giacomo di aBombinetto, poi San Giacomo di Villarosa quindi Villarosa.
Da sempre S. Giacomo è stato legato a questo territorio. Sul perché San Giacomo fosse divenuto il patrono si sono fatte diverse ipotesi. La prima forse la più conosciuta e che fosse stato imposto come festa dai Notarbartolo all’arrivo su questo territorio. La seconda che fosse una tradizione pre-esistente nel piccolo borgo che sussisteva già prima del ‘700. La terza è invece legata ai culti pagani o religiosi legati alla raccolta del grano celebrati nel borgo prima del ‘600. Con un rapido ragionamento potremmo dire che nessuna è sbagliata in assoluto. Del resto uno dei motivi per cui il borgo era dedicato a San Giacomo Maggiore, venerato in Spagna a Santiago de Compostela, era certamente legato al periodo pre-Notarbartolo. Bombinetto, nome di derivazione araba aveva una posizione chiave nelle vie di comunicazione della Sicilia a cavallo tra due fiumi spesso non guadabili. E’ ipotizzabile che gli spagnoli, essendo questo un luogo di transito e sosta, avessero diffuso il culto di S. Giacomo legandolo al viaggio, al pellegrino verso Compostela, al viaggiatore che ritrovava in questo luogo sperduto un riferimento conosciuto. Poi con l’arrivo dei Notarbartolo, non volendo questi stravolgere gli equilibri locali, ma enfatizzandolo e legandolo alla attività agricola di raccolta del grano che avveniva in luglio, divenne Fiera e festa patronale. Una cosa è certa la Fiera di San Giacomo Maggiore a Villarosa si festeggia non il 25 luglio, giorno dedicato dalla Chiesa al Santo, ma il 10 Agosto. In questo vi è la chiave di lettura ed interpretazione della storia di questa festa e della fiera legata alla ricorrenza. Si trattava di una festa di ringraziamento al Santo per il raccolto conclusosi a fine luglio, e per tale ragione impossibile da festeggiare nel giorno di calendario che cade a fine luglio. Tutti sarebbero stati a lavoro e nessuno avrebbe avuto il tempo, la forza e soprattutto il denaro per usufruire della fiera. Si perché la fiera non era solo una festa patronale, ma un momento di servizio per gli agricoltori, gli allevatori ed i commercianti. Infatti sin dalla fondazione del paese il 10 agosto oltre alle cerimonie religiose si svolgeva la fiera del bestiame con annesso mercato dei prodotti e utensili per l’agricoltura. Giungevano a Villarosa i commercianti e gli allevatori da ogni parte della regione, compravano e vendevano bestiame, sementi e attrezzi. Nel 1700 e nel 1800 i paesi dell’entroterra comunicavano poco con il resto della Sicilia e Villarosa, posto al crocevia di due valli, poteva fungere da mercato, da punto di incontro. Era come la borsa valori, un po’ più in piccolo. I prezzi che si negoziavano alla fiera per il bestiame divenivano prezzi di riferimento per tutto l’anno, almeno sino al 2 luglio festa della patrona di Enna dove la fiera del bestiame era davvero importante. La fiera, momento di incontro tra domanda e offerta di beni, animali e attrezzature, era anche convivio per tutti i villarosani. A quel tempo Villarosa, era anche una rete di borghi a cui faceva capo, Villapriolo, Imera, Fortolesi, San Giovannello ecc. La fiera era il momento di ritorno al paese. Questo durò senza grandi cambiamenti sino al boom dello zolfo ai primi ‘800 e si aggiornò con l’arrivo di nuovi modelli di consumo legati ad una classe sociale più abbiente che nella fiera ritrovava soprattutto un momento conviviale e religioso. La fiera, si arricchì pian piano di alcuni eventi come i fuochi ed alcuni spettacoli di banda musicale. Le miniere di zolfo portarono soprattutto sfarzo per la festa in quanto il tenore di vita degli abitanti era più alto.
Il 10 agosto festa di San Giacomo Maggiore rimane in questa configurazione con una forte fiera agricola e di consumo sino a tutti gli anni ’60 dello scorso secolo. Ancora a metà degli anni ’70 si poteva assistere all’arrivo e alla fiera del bestiame, ma questa andò scemando sino a scomparire. Il momento di incontro rimane e attraversa tutti i secoli di storia di Villarosa. La festa religiosa con la processione non subì mai alcuno stop, nemmeno durante l’epidemia di spagnola a inizio secolo, o durante il secondo conflitto mondiale. In questo ultimo caso Villarosa, anche dopo i bombardamenti di luglio e le vittime tra la popolazione civile, ebbe la forza di innalzare il proprio Santo e di ottenere dagli alleati di celebrare la messa ed effettuare la processione.
Nel XX secolo, l’emigrazione verso l’estero divenne uno dei motivi di non cambiamento della data della fiera, in quanto consentiva alle migliaia di villarosani all’estero di rientrare per la festa di San Giacomo. Questo era un momento economicamente importante per il paese, gli emigranti in vacanza consumavano e spendevano i loro ricchi stipendi per un mese nei negozi. Ma era anche un momento di transazioni importanti. Gli emigranti che erano partiti vendendo tutto, tornavano con una valigia di soldi per comprare un casa più bella di quella che avevano prima di partire. Questo è comprovato dai registri pubblici che notano molte transazioni svolte attorno a questo periodo. Per molti la fiera era un momento triste e di confronto. Anche gli incaricati dai governi stranieri per reclutare braccia per il nuovo mondo o per il nord Europa approfittavano della fiera per reclamizzare queste opportunità e spesso dopo la fiera la decisione era presa, appena giunte le carte i nuovi emigranti sarebbero partiti.
La festa religiosa, cuore della fiera, non muta e non registra mai grandi evoluzioni negli oltre due secoli di storia. La festa conserva comunque un grande fascino ancora oggi grazie all’impegno dei sacerdoti e delle confraternite. Il paese venera il Santo e ancora oggi il nome più diffuso tra i villarosani è Giacomo.
Oggi la fiera rimane momento di richiamo dei villarosani sparsi nel mondo e in questo San Giacomo Maggiore è certamente il protettore di noi pellegrini che dal paese andiamo per il mondo e ritorniamo per la sua festa.
VIVA SAN GIACOMO.
Sergio Distefano © per villarosani.it
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